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Vita degli Animali - Uccelli Rapaci.

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Aquila delle scimmie

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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Linea flashing backefro

Falco giocoliere (Terathopius ecaudatus)

Elano dalle ali nere (Elanus melanopterus)

Ittinia del mississippi (Ictinia mississippiensis)

Cimindi (Cymindis uncinatus)

Siama (Baza lophotes)

Nibbio nero o Nibbio bruno (Milvus migrans)

Govinda (Hydroictinia govinda)

Nibbio reale (Milvus milvus)

Nibbio dalla coda di rondine (Nauclerus furcatus)

Albanella reale (Circus cyaneus)

Albanella pallida (Circus macrourus)

Albanella cinerina o Albanella minore (Circus pyxargus)

Falco di palude (Circus aeruginosus)

Falco di palude maculato (Spilocircus jardini)

Poiane

Biancone (Circaëtus gallicus)

Bacha (Spilornis bacha)

Falco pecchiaiuolo (Pernis apivorus)

Falco pecchiaiuolo col ciuffo (Pernis cristatus)

Uccelli Rapaci

Falchi Nobili Girfalco (Hierofalco gyrfalco) Girfalco Bianco (Hierofalco candicans) Girfalco d'Islanda (Hierofalco islandus Falcone o Falco Pellegrino (Falco peregrinus) Falco dal Collo Rosso (Falco ruficollis)

Lodolaio (Falco subbuteo) Falco Berigora (Hieracidea berigora) Gheppio (Falco tinnunculus) Falco Grillaio (Falco naumanni) Falco Cuculo (Erythropus vespertinus) Gheppio Americano (Rhynchodon sparverius) Muti (Hierax coerulescens) Astori

Astore Sghigna (Herpetotheres cachinnans) Astore Bidentato (Harpagus bidentatus) Sparviero (Accipiter nisus) Astore (Accipiter gentilis) Astore Cantante (Melierax musicus) Astore Cantante Minore (Melierax polyzonus) Sparviero dei Serpenti (Polyboroides typicus)

Aquile Aquila Fulva o Aquila Reale Meridionale (Aquila fulva) Aquila Dorata o Aquila Reale Settentrionale (Aquila chrysaëtus) Aquiola Imperiale (Aquila heliaca) Aquila Anatraia Maggiore (Aquila clanga) Aquila Minuta (Aquila minuta) Aquila Pennata (Hieraëtus pennatus) Aquila dalla Lunga Coda (Uroaëtus audax) Aquila del Bonelli (Hieraëtus fasciatus) Aquila dal Ciuffo (Lophoaëtos occipitalis) Aquila Strozzatrice Tiranna (Pternura tyrannus) Aquila Astore Chiomata (Morphnus guaianensis) Arpia (Harpya harpya) Aquila di Mare (Haliaëtus albicilla) Aquila Gridatrice (Haliaëtus vocifer) Falco Pescatore (Pandion haliaëtus) Nibbi

Falco Giocoliere (Terathopius ecaudatus) Elano dalle Ali Nere (Elanus melanopterus) Ittinia del Mississippi(Ictinia mississippiensis) Cimindi (Cymindis uncinatus) Siama (Baza lophotes) Nibbio Nero o Nibbio Bruno (Milvus migrans) Govinda (Hydroictinia govinda) Nibbio dalla Coda di Rondine (Nauclerus furcatus) Albanella Reale (Circus cyaneus) Albanella Pallida (Circus macrourus) Falco di Palude (Circus aeruginosus) Falco di Palude Maculato (Spilocircus jardini) Poiane Biancone (Circaëtus gallicus) Bacha (Spilornis bacha) Falco Pecchiaiuolo (Pernis apivorus) Falco Pecchiaiulo col Ciuffo(Pernis cristatus)

Falco Calzato o Poina Calzata (Buteo lagopus)  Poina (Buteo buteo) Poina delle Locuste (Poliornis rufipennis) Tesa  (Poliornis tesa) Caracolero (Rostrhamus hamatus) Urubitinga (Hypomorphnus urubitinga) Falchi Avvoltoi Chimango (Milvago chimachina) Poina Volturina (Milvago australis) Carancho (Polyborus vulgaris) Ganga (Ibycter americanus) Serpentari Serpentario o Segretario o Sagittario (Sagittarius serpentarius) Avvoltoi

Avvoltoio Barbuto o Gipeto o Avvoltoio degli Agnelli (Gypaëtus barbatus) Condor (Vultur gryphus) Condor della California (Sarcorhamphus californianus) Re degli Avvoltoi o Avvoltoio Reale (Sarcorhamphus papa) Grifone (Gyps fulvus) Grifone del Ruppel (Gyps rüppelli) Avvoltoio Cinerino o Avvoltoio Monaco (Aegypius monachus) Avvoltoio dal Ciuffo (Aegypius occipitalis) Avvoltoio Orecchiuto (Otogyps auricularis) Catarti Capovaccio (Neophron percnopterus)

Capovaccaio Monaco (Neophron pileatus) Uruhu (Cathartes aura) Gallinazo (Coragyps atratus) Surni Civetta Sparviero (Surnia ulula) Civetta Nivea o Gufo della Nevi (Nyctea nyctea) Civetta (Carine noctua) Civettga delle Tane (Speotyto cunicularia) Civetta delle Praterie (Speotyto hypogaea) Civetta Passerina o Civetta Minore (Glaucidium passerinum) Gufi

Gufo Reale (Bubo bubo) Civetta Pescatrice (Ketupa ceylonensis) Allocco o Gufo Comune (Asio otus) Allocco di Palude o Gufo di Palude (Asio flammeus) Assiolo (Otus scops) Strigi Gufo Selvaticoi o Allocco (Strix aluco) Civetta Capogrosso (Aegolius funereus) Barb agianni (Tyto alba)

VITA DEGLI ANIMALI - UCCELLI - RAPACI

FALCO GIOCOLIERE (Terathopius ecaudatus)

E' uno dei nibbi più singolari, simile alle aquile nell'indole e nella forma.

Leggermente più grande del maschio la femmina misura in lunghezza cinquantacinque centimetri, ha un'apertura alare di un metro e settantacinque, le singole ali di circa cinquantatré centimetri e la coda, brevissima, che non arriva ai tredici.

Il corpo è robusto e tarchiato, con la testa grossa e il collo corto;

le ali sono molto lunghe, i tarsi corti, robusti e coperti di spesse squame. Il colore fondamentale dell'abito è un bel nero cupo che ricopre tutte le parti anteriori ed inferiori, capo compreso.

Sul dorso e sulle copritrici della coda la colorazione è rossiccia, sulle ali nera con l'eccezione delle penne copritrici mediane e minori che sono cinerine.

L'occhio è bruno, il becco giallastro alla base e azzurro-corneo in punta, la cera e uno spazio nudo dinanzi all'occhio sono sanguigni e macchiati di giallo-rossiccio, e i piedi sono dello stesso colore.

Nei soggetti giovani il colorito è generalmente bruno-scuro, e si schiarisce sull'addome dove le singole penne sono orlate di grigio;

la gola e la fronte sono bruno-chiare e le remiganti secondarie tendono al grigio. L'occhio è rossastro;

il becco, la cera e le redini sono azzurri, e così pure i piedi che presentano però delle sfumature rossicce.

Le zone di diffusione del Falco Giocoliere comprendono tutta l'Africa, dal Senegal alla costa del Mar Rosso e da questo fino al Capo di Buona Speranza:

restano escluse soltanto le regioni più settentrionali.

Entro questi confini, l'uccello sceglie di preferenza, per abitarle, le zone montuose o steppose.

Occupa la giornata volando continuamente a grandi altezze da terra, e nelle ore pomeridiane si affaccia sulle rive dei fiumi, e vi si trattiene per qualche tempo prima di sparire nel folto dei boschi, in cerca di ombra e di riposo.

Riprende le sue escursioni sul far della sera e le prolunga fino a notte inoltrata.

Il Falco Giocoliere ha abitudini di vita solitarie che lo inducono a vivere isolato per quasi tutto l'anno:

solo nel periodo degli amori e dell'incubazione gli individui si riuniscono in coppie, collaborando all'allevamento della prole.

I modi singolarissimi attraverso i quali si spiega il volo di questi uccelli hanno loro pienamente meritato il nome di giocolieri e anche quello di «scimmie celesti» usato dagli abissini.

Essi si abbandonano nell'aria a tutte le più sorprendenti bizzarrie:

giuocano, caracollano, si agitano, spesso alzano le ali molto al di sopra del corpo e le tengono per alcuni istanti immobili, per poi batterle così violentemente che il loro rumore è avvertibile anche a ragguardevole distanza, oppure le battono assieme rabbiosamente, piombando poi per lunghi tratti verso il suolo come se nel colpo se le fossero spezzate.

Posato, il Falco Giocoliere è tranquillo e silenzioso per quanto si mostra irrequieto quando è in volo.

Più che elegante, appare strano per l'abitudine curiosa di gonfiare le penne al punto da assomigliare ad una palla, o di allargarle in tutta la loro ampiezza, scuotendo il capo con estrema violenza.

Le più svariate credenze e leggende si sono diffuse sul suo conto tra le popolazioni africane, in conseguenza della stranezza del suo aspetto e del suo comportamento:

secondo alcuni la sua ombra è apportatrice di disgrazia, ed altri lo considerano al contrario altamente benefico, perché ritengono che trasporti da lontano erbe e radici salutari.

In realtà, tutto quel che reca nel becco è qualche serpente nel periodo dell'allevamento della prole, perché grandi e piccini di questa specie hanno per i rettili una particolare predilezione, al punto da andarli a cercare in condizioni anche molto pericolose.

Così, ad esempio, quando per autocombustione o per qualsiasi altro motivo si verifichi nelle steppe un incendio, lo si vede accorrere immediatamente e percorrere all'intorno il limite delle fiamme, sfidando il fuoco e ii fumo soffocante per raccogliere i rettili in fuga.

Si nutre anche di lucertole, piccoli mammiferi e giovani struzzi, e piomba come l'avvoltoio sulle carcasse di animali morti.

Durante il periodo della siccità dà mano alla costruzione del nido: in questo periodo la caccia ai serpenti è molto agevolata dalla mancanza delle alte erbe tra le quali i rettili possono, in primavera, trovare sicuro rifugio.

In prigionia si addomestica a tal punto che è possibile scherzare con lui come si fa coi pappagalli, ed è contentissimo quando il padrone gli accarezza le piume del collo, tollerante con i vicini di prigionia e silenzioso, a differenza di quando è in libertà e, durante il volo, emette frequentissimo un grido rauco e stridente.

Per l'uomo il problema di tenerlo in vita non è molto complicato, poiché si abitua facilmente alla novità dell'ambiente e della condizione, è agevole da mantenere e non soffre dei cambiamenti di clima:

purché la temperatura non sia troppo rigida, lo si può tenere all'aperto anche d'inverno.

Si abitua al cibo ordinario dei rapaci, la carne cruda, e mostra modestissime esigenze.

Senza dubbio, è il più piacevole fra i suoi affini.

ELANO DALLE ALI NERE (Elanus melanopterus)

E' un uccello tarchiato a piume folte, provvisto di lunghe ali che sopravanzano la coda corta, debole e tronca.

I piedi brevi e robusti, piumati anteriormente dalla metà in giù, presentano il dito di mezzo più lungo del tarso e munito come gli altri di unghie ben curve e acute.

Il becco è breve e alto, la mascella superiore, dai margini leggermente incurvati, è adunca e provvista di un lungo uncino.

Le piume sono morbidissime, setose, a barbe decomposte come nei rapaci notturni.

L'Elano dalle Ali Nere misura in lunghezza circa trentaquattro centimetri, settantacinque centimetri di apertura alare, di cui quasi ventinove per ogni singola ala, e la sua coda tocca i quattordici.

La femmina è alquanto più grossa.

Le parti superiori sono di un bel colore cenere, quelle inferiori bianche, le ali, la fronte e le scapolari nere; l'occhio è di un bellissimo rosso, il becco nero, il piede e la cera giallo-arancio.

Il colorito dei giovani è superiormente grigio, giallo inferiormente con striature longitudinali brune.

Le piume sono quasi tutte orlate di bianco.

Gli occhi sono gialli.

Questo uccello si trova in tutti i continenti tranne in Europa, in cui è per lo meno rarissimo.

Dall'Egitto in cui è molto comune si diffonde per tutta l'Africa e nell'Asia meridionale.

Evita le selve troppo estese, preferendo i boschetti radi e gli orti in prossimità dell'abitato:

è raro infatti trovarlo nelle foreste del Sudan orientale.

In Egitto i contadini gli danno il nome di «falco dei pozzi» per la sua abitudine di posarsi sui legni che servono appunto ad attingere acqua dai pozzi per irrigare il terreno;

spesso sceglie come luogo di osservazione qualche albero alto e collocato in modo che gli consenta di tenere ben d'occhio una vasta porzione del paesaggio circostante.

Vive sempre in coppie o insieme ai giovani che siano ancora bisognosi di addestramento;

siccome le coppie abitano vicine, accade spesso di vederne volteggiare nell'aria contemporaneamente cinque o sei.

E' attivissimo specialmente nelle prime ore del mattino e a sera avanzata, quando già gli altri rapaci diurni sono immersi nel sonno.

Nel volo è diverso da quasi tutti gli altri suoi affini, perché procede tenendo le punte delle ali più alte del corpo;

quando è in cerca di preda si tiene a poca altezza dal suolo, quasi senza muovere le ali, e appena scorto ad esempio un topo o una locusta, dopo essersi trattenuto in quel punto per qualche istante, raccolte improvvisamente le ali precipita, ghermisce la preda e se la porta su un albero, per divorarla con tutta tranquillità.

I topi costituiscono il suo alimento principale e quasi esclusivo assieme alle locuste che divora anche durante il volo.

E' un uccello amabile e grazioso, che svolazza senza timore vicino ai contadini intenti ai lavori della campagna e colloca spesso il nido fra i rami degli aranceti che quelli visitano sovente per la raccolta dei frutti.

Con la femmina si mostra amorevolissimo e non si cura degli uccelli innocui, inseguendo invece con strida acute quelli di rapina.

La sua voce dai singoli suoni prolungati e sibilanti rassomiglia a quella del nostro falco lodolaio e si ode a grande distanza.

In Egitto il periodo della riproduzione coincide con quello della nostra primavera, nel Sudan con l'inizio della stagione delle piogge.

I nidi vengono costruiti su alberi bassi a fogliame fitto, sono poco profondi e costruiti con sottili ramoscelli, rivestiti all'interno con piccole radici e steli, e imbottiti confortevolmente di crini e peli di topo.

Le uova variano nel numero da tre a cinque e sono diversamente colorate, ora bianche, ora con fondo grigiastro a macchie e striature fittissime e confuse di colore bruno.

L'Elano dalle Ali Nere si lascia addomesticare con molta facilità, non fa mai uso delle acutissime unghie e si avvezza in poco tempo a prendere il cibo dalla mano del padrone;

si abitua molto bene alla prigionia, ma non tollera la compagnia di altri uccelli, uccidendoli senza pietà.

Usando le dovute cautele, specialmente riguardo all'alimentazione, può vivere in gabbia soddisfatto, per diversi anni.

ITTINIA DEL MISSISSIPPI (Ictinia mississippiensis)

E' caratterizzata dalle ali lunghe ed appuntite e dal becco tanto corto quanto alto, provvisto di un dente piuttosto debole; i piedi sono di media lunghezza ma robusti e le dita relativamente corte, con unghie arrotondate e fortemente ricurve. Il piumaggio è fitto e molle. La sua lunghezza raggiunge i trentacinque centimetri, l'apertura alare i novanta. La testa, la nuca e tutta la parte posteriore del corpo sono bianco-azzurrognole; il dorso, le ali e la coda neri con riflessi verdi; l'estremità della seconda remigante è grigiastra e il vessillo esterno delle ultime remiganti primarie, rosso.e il suo nome, vive in America e precisamente lungo il bacino di quel fiume dove compare in primavera, frequentandone le sponde fino a Memphis. Arriva in piccoli branchi di cinque o sei individui e si stabilisce nei boschi lungo le rive, da cui le è facile raggiungere le piantagioni in prossimità delle acque. Col suo volo elegante e potente si solleva a grandissime altezze, compiacendosi ora di ondeggiare nell'aria senza quasi muovere le ali, ora di volare più in basso attorno alle cime e ai tronchi degli alberi, con l'intenzione di raccogliervi qualche preda. A volte procede in linee angolari come se dovesse sfuggire qualche nemico o, raccolte le ali, piomba come una freccia da grande altezza, strisciando quasi lungo i tronchi dove ha scorto qualche piccola lucertola o qualche insetto. Quando viaggia, si accompagna tanto a stuoli di rondini e a branchi di cornacchie e di avvoltoi quanto, a volte, al nibbio, a coda di rondine. Non scende mai sul terreno se non quando è ferita e riesce a divorare le sue piccole prede in volo come quando è posata. Dà la caccia a grossi insetti e a piccoli rettili e non assale mai i mammiferi né gli uccelli.

Colloca il nido sugli alberi più elevati e specialmente sulle magnolie, che sono frequente e magnifico ornamento degli Stati meridionali. La costruzione è assColloca il nido sugli alberi più elevati e specialmente sulle magnolie, che sono frequente e magnifico ornamento degli Stati meridionali. La costruzione è assai semplice, somigliante al nido della cornacchia comune, e consta di rami adunati alla rinfusa e ricoperti poi di muschio, fibre e foglie secche. Le uova, in numero di due o tre, sono rotonde e cosparse sul fondo verdiccio di macchie color bruno-cioccolato scuro e nere. I genitori covano a vicenda e amano i piccini con molto affetto difendendoli dagli attacchi di qualsiasi animale, non lasciandosi impaurire neppure dall'uomo, ma, anzi, assalendolo insieme furiosamente. I piccini, quando cominciano a volare, assomigliano già ai genitori e prima di partire per i luoghi dove passano l'inverno, vestono l'abito completo.

L'Ittinia del Mississippi non è un uccello pauroso e, posato, si lascia facilmente avvicinare; tuttavia la caccia non è tanto agevole perché, d'abitudine, vola quasi sempre così alto da restar fuori della portata del fucile. Anche da fermo sceglie le cime più elevate.

CIMINDI (Cymindis uncinatus)

Lungo quaranta centimetri, ha un'apertura alare di circa ottantacinque, con ventisette centimetri per ogni ala; la coda misura circa diciotto centimetri. Ha forme snelle, ali straordinariamente lunghe e acute, coda lunga e arrotondata, tarsi sottili e parzialmente ricoperti di piume; il becco alto, fortemente compresso e con i margini dritti privi di denti, presenta la mascella superiore munita di un uncino che si piega fortemente su quella inferiore. Il piumaggio degli individui adulti è grigio uniforme, alquanto più chiaro sul l'addome, e segnato da fasce grigio-piombo sulle ali e sulla coda attraversata da una larga linea bianca. L'occhio è perlaceo, il becco quasi nero nella mascella superiore e giallo nell'inferiore, la cera verdastra e il piede aranciato. Le femmine sono generalmente colorate di grigio piombo, con le parti inferiori fasciate di bianco; le ali sono percorse da linee ondulate grige e nere, e sulla coda si alternano fasce bianche, grigie e nere. Negli individui giovani, infine, i colori fondamentali appaiono tutti variamente sfumati verso il rossiccio. Il Cimindi è diffuso in gran parte della America del Sud, tanto nei pressi della costa che verso l'interno, e si tiene normalmente nei boschetti non troppo folti che circondano le foreste vere e proprie e le separano dai luoghi abitati. Di indole selvaggia, ardita e impetuosa, cerca il suo cibo, oltre che tra gli insetti, attaccando uccelli e altri piccoli animali. Il suo nido, com'è per quello dell'ittinia, è sempre collocato sugli alberi più alti.

SIAMA (Baza lophotes)

Questo elegantissimo nibbio è caratterizzato dal becco piccolo e molto ricurvo nella mascella superiore, la quale porta da ambo i lati due denti taglienti, mentre verso la punta di quella inferiore se ne trovano tre o quattro. Ali e coda non sono di proporzioni troppo grandi, robusti sono invece i tarsi piumati superiormente; e sul capo le lunghe piume si dispongono in un morbido ciuffo. Quanto ai colori, sulle parti superiori, i calzoni e le copritrici inferiori della coda e dell'ala si diffonde un bel verde scuro dai magnifici riflessi, mentre su quelle inferiori prevale il bianco segnato da cinque o sei fasce brune sui lati del ventre.

Non troppo numerosi, gli esemplari di questa specie abitano praticamente tutta l'India, con preferenza per le zone settentrionali del Paese, verso i primi contrafforti himalayani. Non è molto frequente che compiano in volo lunghi tragitti o che arrivino a sollevarsi a grandi altezze: se lo fanno, sono spinti dalla necessità di trovare il cibo, che è per essi principalmente costituito dagli insetti.

NIBBIO NERO o NIBBIO BRUNO (Milvus migrans)

Con questa specie e quelle che descriveremo subito appresso, entriamo a parlare dei nibbi in senso stretto, caratterizzati, genericamente, da forme più slanciate, becco debole ad uncino lungo, ali lunghe e coda più o meno biforcuta. Il Nibbio Nero è un uccello della lunghezza di cinquantatré-cinquantotto centimetri, con circa un metro e trenta d'apertura alare, ali di quaranta centimetri e coda di venticinque. Sul capo, sulla gola e sul collo il suo colore è biancastro con striature longitudinali grigio-scure; tutto il resto del suo piumaggio è tenuto su toni bruni o rossicci, variamente sfumati e segnati da linee, fasce e striature, che divengono particolarmente sensibili sulla coda, sul ventre e sul dorso. Il becco degli individui adulti è nero, la cera gialla, i piedi arancio e l'occhio bruno, i giovani, nei quali è ancor più sensibile l'uniformità della colorazione tendente al bruno, hanno cera e piedi più chiari, il becco nero e l'occhio bruno scuro.

Il Nibbio Nero è soprattutto frequente nel l'Europa orientale, e si trova anche in quella centrale e meridionale, nonché in Asia fino al Giappone e in Africa. E' un uccello migratore, che raggiunge nel marzo i paesi che gli sono propri e ne riparte in ottobre per compiere un viaggio del resto non molto lungo, che solo di rado lo porta nelle regioni africane. Le zone in cui preferibilmente si trattiene sono quelle moderatamente boscose e ricche di acqua; e vi si muove con discreta abilità quando cammina sul terreno, oppure con volo leggero e ondeggiante che, benché agile e resistente, non può certo paragonarsi in eleganza con quello dei falchi nobili.

I sensi sono acuti, e tra essi specialmente la vista è altamente sviluppata: tutte le doti dell'intelligenza sono d'altra parte evidenti in questi uccelli, che però possiedono un'indole assolutamente scostante e importuna. Non solo il Nibbio Nero, ma i nibbi in generale sono tra i più sfacciati parassiti del regno animale: sono essi che seguono i grandi rapaci quando hanno fatto buona caccia, e li costringono, con la loro petulante insistenza, ad abbandonare la preda. Pigri e indolenti, non si impegnano essi stessi a cacciare se non in casi rarissimi e isolati, e quando lo fanno, risultano dannosi perché si indirizzano verso le aie a rubare pulcini, galline e animali da cortile; ai guai che producono sottraendo il cibo ai grandi rapaci, e costringendoli quindi a provvedersi di nuove prede, si aggiungono quelli che compiono direttamente; e al confronto, è difficile che si possano considerare apprezzabili i benefici che vengono dal fatto che, a volte, si diano ad inseguire e uccidere i topi e qualche altro animaletto dannoso.

La stagione degli amori incomincia sul finire di aprile o al principio di maggio, quando si vedono maschi e femmine corteggiarsi a vicenda, eseguendo nell'aria le loro evoluzioni e raggiungendo incredibili altezze. Il nido viene solitamente collocato sugli alberi molto alti, ed è praticamente un ammasso abbastanza informe di materiali eterogenei: ramoscelli secchi, sostanze vegetali più morbide, e persino stracci e pezzetti di carta. Mentre la femmina cova le sue tre o quattro uova, giallicce o grigiastre con macchie e punti più scuri, il maschio prosegue i suoi esercizi volando ed alzandosi quanto più in alto possibile, forse nell'intento di interessare e distrarre la compagna. Quando i piccoli sono venuti alla luce, i genitori si occupano di alimentarli, portando loro rane, topi e magari piccoli uccelli; e prolungano molto le loro cure, poiché, anche dopo che hanno appreso i segreti del volo, i giovani non sono in grado di bastare a sé stessi.

Questa indipendenza viene raggiunta nel cuore dell'estate, e allora giovani e vecchi si separano, ignorandosi a vicenda: con l'autunno, poi, si opera tra gli individui isolati un riavvicinamento causato dalle necessità della imminente migrazione, e si costituiscono branchi e stuoli più o meno numerosi.

In gabbia, il Nibbio Nero non è un animale spiacevole; si adatta bene alla novità di vita e di condizioni, si affeziona al padrone e non tralascia occasione per manifestargli il suo affetto.

GOVINDA (Hydroictinia govinda)

Non differisce dalla specie precedente nelle forme e nei colori, e neppure nelle abitudini di vita: la Govinda, praticamente, è il nibbio nero dell'India, e vive in questo paese dalle coste dell'Oceano ai monti dell'Himalaya, dalle zone boscose ai dintorni delle città. Anch'essa è di tendenze parassite, naturalmente, e ama privare del bottino gli altri uccelli e persino i compagni, dedicandosi poi, quando proprio sia costretta a procacciarsi da sola il cibo, ai topi, alle rane ed agli animali da cortile.

Questi uccelli non compiono, con i freddi dell'inverno, delle migrazioni vere e proprie, ma si limitano a spostarsi quando la stagione delle piogge divenga pericolosa, per l'opportunità di procurarsi il cibo. La stagione amorosa inizia per loro sul finire dell'anno, e tra il gennaio e l'aprile si colloca il tempo della cova. Anche il loro nido è sommario e collocato sugli alberi, sugli alti edifici, qualche rara volta nelle fenditure delle rocce, le uova delle singole covate non superano mai il numero di tre.

NIBBIO REALE (Milvus milvus)

Sotto ogni aspetto, gli uccelli di questa specie sono i veri tipi della famiglia dei nibbi. Rispetto ai precedenti, hanno il becco relativamente più alto e robusto, con uncino più breve, e la coda di proporzioni alquanto maggiori e più profondamente biforcuta. Le misure del Nibbio Reale vanno dai sessanta e più centimetri della lunghezza complessiva, la metà dei quali è costituita dalla coda, al metro e mezzo dell'apertura alare, fino ai quarantacinque centimetri circa delle singole ali. Le femmine sono alquanto più grandi, sopravanzando i loro compagni di sette-otto centimetri, tanto in lunghezza che nella apertura alare. Il piumaggio è di colore generale rosso-ruggine, striato di scuro lungo gli steli delle singole piume; sulla testa e sul collo il colore di fondo è bianco, e le striature nere vi spiccano notevolmente, così come sulla punta delle ali. Negli individui giovani il capo è gialliccio e macchiato di rosso-ruggine, e le loro parti inferiori sono orlate di chiaro.

Tutte le pianure europee, dalla Svezia alla Spagna, sono abitate da questi uccelli, che solo dalle zone più settentrionali si allontanano al sopraggiungere dell'inverno, in branchi che arrivano a comprendere fino a duecento individui. A volte, queste migrazioni li portano fino nell'Africa del Nord, ma normalmente si arrestano nell'Europa meridionale. Nonostante il suo nome, il Nibbio ha un aspetto tutt'altro che regale: è indolente, pesante, goffo e vigliacco. Il suo volo è lento, ma gli consente di tenersi in aria per lunghissimi periodi di tempo, durante i quali i battiti delle ali sono rarissimi e i cambiamenti di direzione ottenuti solo per mezzo della coda; si alza fino ad enormi altezze e può con pari facilità sfiorare il terreno per lunghi tratti. A terra la sua andatura è barcollante, e quanto alla voce, essa è piuttosto ingrata, simile ad un ironico sogghigno.

Nella scelta del cibo, il Nibbio si avvicina molto ai suoi affini: come essi, si comporta spesso da parassita, inseguendo i falchi nobili per togliere loro la preda, tiene in allarme i contadini sulle cui aie si abbassa per ghermire gli animali da cortile, e inoltre aggredisce i piccoli mammiferi, gli uccelli ancora incapaci di volare, le rane, i rospi, le locuste, i coleotteri e i lombrichi. Nonostante tutto però, non si può negare a questi uccelli un certo grado di utilità, poiché essi compiono delle vere e proprie stragi tra i topi, i roditori e gli insetti dannosi all'agricoltura: se non costringessero i grandi rapaci a predare più di quanto sarebbe loro necessario, e non rubassero di tanto in tanto qualche animale utile ai coloni, potrebbe loro essere assegnato un posto ben preciso tra i più benefici guardiani delle nostre colture.

Intorno alla riproduzione, si può ripetere per il Nibbio Reale quello che si è già detto per il nibbio nero: a volte si adatta a porre il nido in quelli abbandonati dalle cornacchie e dai falchi, più spesso lo fabbrica da sé, accumulando fra i ramoscelli pezzi di stracci e di giornali che, decomponendosi a contatto con gli agenti atmosferici, rendono spesso piuttosto scostante l'interno della costruzione. La femmina cova da sola le sue due o tre uova bianchicce e cosparse di piccole macchie rosse; il maschio si occupa di procurarle il cibo, e in seguito l'aiuta ad allevare i piccoli.

NIBBIO DALLA CODA DI RONDINE (Nauclerus furcatus)

E' questa forse la specie più singolare della famiglia: dotata di corpo robusto, col collo breve, il capo piccolo e lungo e le ali foggiate come quelle delle rondini, e perciò lunghe e acute, ha una coda lunghissima e così profondamente forcuta che le penne esterne superano del doppio quelle centrali. Il becco è lungo e lievemente ricurvo, privo di dente e di intaccatura ma con un ampio squarcio sui margini. Le piume degli individui adulti sono bianche, meno il dorso e la coda che sono neri con riflessi metallici, quelle dei giovani appaiono prevalentemente grigiastre e prive di lucentezza. L'occhio è bruno, il becco nero, la cera grigiastra e il piede sfumato tra il celeste e il verde chiaro. Le misure vanno dai cinquantasette centimetri della lunghezza al metro e trenta circa dell'apertura alare, e sono alquanto maggiori negli individui di sesso femminile. La coda raggiunge i trenta centimetri.

Diffuso in tutta l'America del Sud e negli Stati meridionali di quella del Nord, il Nibbio dalla Coda di Rondine si porta soltanto durante l'estate in zone più settentrionali del Continente americano, e soltanto individui smarriti e isolati raggiungono gli Stati più nordici e, talvolta, l'Europa.

Gli individui si tengono normalmente in numerosi branchi, volando intorno ad alberi isolati che servono allo stuolo di punto di convegno; si muovono con grande velocità ed eleganza, descrivono grandi giri, si sollevano ad incredibili altezze e cambiano direzione soltanto col movimento della lunga coda. Anche nei movimenti a terra e sugli alberi sono di una sveltezza e di una agilità rare a vedersi.

Il cibo principale o addirittura esclusivo di questi uccelli è costituito dagli insetti, che vengono cacciati in volo e afferrati non con il becco ma con gli artigli. Quando la stagione è calda e propizia, volteggiano a grande altezza e, nell'inseguire gli insetti, compiono le più difficili evoluzioni.

Il periodo della riproduzione incomincia con il corteggiamento e la conquista della femmina, compiuti anch'essi attraverso rapide ed eleganti evoluzioni; si passa poi alla costruzione del nido, collocato sul culmine delle querce e degli abeti che crescono sui margini dei corsi d'acqua. Maschio e femmina raccolgono ed intrecciano ramoscelli e muschio, rivestendoli internamente di morbide erbe e di piume. Le uova, da quattro a sei, sono di fondo bianco-verdiccio, con poche macchie irregolari brune, disposte intorno all'estremità ottusa: i due sessi si alternano nella cova, e provvedono reciprocamente a nutrirsi.

In generale, è abbastanza difficile impadronirsi di questo nibbio, perché esso di giorno vola molto in alto e di notte si tiene nascosto nel folto degli alberi; del resto, mantenerlo in schiavitù è quasi impossibile, perché si rifiuta di mangiare ed è perciò destinato a morire rapidamente.

ALBANELLA REALE (Circus cyaneus)

Con le due specie che descriveremo subito appresso, l'Albanella ha in comune i principali dati somatici nonché quasi tutti i costumi di vita, cosicché i tratti differenzianti sono in generale limitati alle diversità dei colori e delle zone abitate. Discorreremo perciò, a proposito di questa prima specie, di tutti i caratteri generali, rimandando alle specie successive solo la descrizione dei pochi elementi divergenti.

Lunga oltre quaranta centimetri, più di venti dei quali fanno parte della coda, con le singole ali di trentacinque centimetri e l'apertura alare di un metro circa, l'Albanella è caratterizzata - e in ciò non si discosta dalle due affini più prossime - dalle piume della parte anteriore del capo disposte a foggia di cerchio. Il colorito è azzurro cenere nelle parti superiori, bianco con striature scure in quelle inferiori del maschio, mentre la femmina ha la parte superiore del corpo bruna, con una striatura bianchiccia al di sopra degli occhi e margini giallicci nelle piume occipitali, e quella inferiore tendente al giallo ruggine con macchie longitudinali brunicce. I giovani assomigliano alla madre, mentre il sesso e l'età non influiscono sul colore dell'iride, della cera e dei piedi, che è giallo limone, né su quello del becco, sempre nero corneo. Le zone di diffusione di questo uccello comprendono la maggior parte dell'Europa e tutta l'Asia, con l'eccezione dell'India, nella quale non compare che nel corso dell'inverno; ed entro questi confini i luoghi preferiti sono costituiti dalle libere distese dei campi.

E' un rapace vivace e mobilissimo, ardito, furbo. Il suo volo si distacca nettamente da quello degli altri rapaci per certi movimenti laterali del corpo nell'aria, che possono considerarsi simili ai movimenti di un'altalena, e per il resto è dolce, incerto e ondeggiante, caratterizzato da un rado battere delle ali. Non si innalza mai a grandi altezze, e lo si vede quasi sempre scorrere, radendo il terreno secondo direttrici rettilinee; al suolo poi è piuttosto agile e veloce, corre e saltella rapidamente. La giornata dell'Albanella è caratterizzata da un moto continuo e incessante, che si prolunga anche nelle ore del crepuscolo e non trova pace che in quelle più calde del mezzogiorno; ed è motivato dalla necessità della ricerca di nutrimento. In caccia dal mattino alla sera, essa è soprattutto guidata da un finissimo udito che a volte le consente, da solo, di scoprire le sue prede, topi, rane e rettili, e a volte anche i piccoli uccelli e le loro uova. Sotto questo profilo, si può dire che gli uccelli di questa specie siano più utili che dannosi, poiché arrecano grandi distruzioni nelle file degli animali nocivi; la loro opera diventa alquanto più nefasta durante il periodo della riproduzione, perché allora intensificano gli attacchi agli uccelli utili e alle loro nidiate, che per il resto dell'anno non entrano in misura preponderante nella loro dieta abituale.

Le albanelle si propagano a primavera inoltrata, collocando il nido sul terreno tra i cespugli, le canne e le alte erbe e celandolo accuratamente. Si tratta normalmente di un grosso ammasso di rami secchi, erbe, steli, paglia e simili, tappezzato all'interno di peli, piume ed altre sostanze soffici; e vi si possono trovare, all'epoca della cova, da quattro a cinque uova di forma sferica, colorate di bianco verdiccio opaco e sparse o meno di piccolissime macchie più scure. Quando i piccoli vengono alla luce, i genitori li alimentano con uccelletti da nido, topi, rane e insetti.

Timide ed audaci nello stesso tempo, come a volte si azzardano ad inseguire qualche rapace maggiore assieme alle cornacchie, con l'evidente scopo di sottrargli il cibo, così tradiscono la loro normale tendenza a tenersi lontane dall'uomo e dalle sue insidie, mettendosi in condizione, per curiosità, di farsi facilmente catturare. In schiavitù si trovano tutt'altro che bene: vi si adattano, ma solo nel senso che non è troppo frequente che possano morire, poiché per il resto mantengono un atteggiamento schivo, dal quale traspare il desiderio di libertà e l'avversione per chi di essa le ha private. Né sono, in nessun modo, delle compagne piacevoli per l'uomo, perché anche la loro voce non è che un gracchiare sommesso od acuto.

Tra i nemici dell'Albanella, ad ogni modo, l'uomo è il più pericoloso: per il resto sanno difendersi egregiamente, anche se devono guardarsi dall'avversione delle cornacchie e di alcune specie di grandi rapaci.

ALBANELLA PALLIDA (Circus macrourus)

E' di mole leggermente inferiore rispetto alla precedente: in lunghezza non arriva a quaranta centimetri, compresi i venti della coda, e l'apertura alare è inferiore al metro. I colori del piumaggio si distinguono da quelli della albanella comune soprattutto perché il maschio adulto è generalmente più pallido, grigio-piombo superiormente e bianco nelle parti inferiori; sulla coda e sul groppone è segnato da fasce più scure ben spiccanti, e sulle ali dalla punta nera. Quanto alle femmine, sono brune superiormente rossastre inferiormente, con macchie longitudinali color ruggine, mentre i giovani si distinguono da esse per essere privi di macchie sulle parti inferiori.

Dopo quel che si è detto discorrendo della specie precedente, ricorderemo solo che i costumi e i modi di vita dell'Albanella Pallida coincidono perfettamente con quelli dell'affine più prossima: le differenze stanno in ciò, che essa è soprattutto diffusa nel Continente africano e solo di rado la si trova nelle parti meridionali d'Europa; e inoltre i suoi luoghi preferiti per la caccia ed il trattenimento sono quelli stepposi.

ALBANELLA CINERINA o ALBANELLA MINORE (Circus pyxargus)

Ha più di quaranta centimetri di lunghezza complessiva, una apertura alare superiore al metro e coda di ventidue-ventiquattro centimetri. Il cerchio del capo è poco evidente, e le ali lunghissime; quanto ai colori, nel maschio adulto tutte le parti superiori, il capo, il collo e la parte anteriore del petto sono azzurro-cinerini, mentre il ventre e le tibie sono bianchi con striature longitudinali rosso-ruggine e sulle ali si alternano strisce azzurre e nere. Le femmine e i giovani generalmente sono colorati di bruno striato in nero e ruggine nelle parti superiori, di bianco con piccole macchie in quelle inferiori. Il becco è sempre nero ed i piedi gialli, mentre delle variazioni si presentano nel colore degli occhi, che è giallo vivo nei maschi, giallo pallido nelle femmine e bruno nei giovani.

L'Albanella Cinerina non si discosta, per quel che riguarda i suoi usi, dalle regole generali già indicate. Le regioni in cui è abitualmente residente sono quelle dell'Europa orientale e di buona parte dell'Asia, i luoghi che preferisce sono i prati.

Rapaci: l'albanella minore (Video)

FALCO DI PALUDE (Circus aeruginosus)

Anche questa specie presenta la parte anteriore del capo fornita di un cerchio di piume, ma in maniera meno spiccata e nitida rispetto alle albanelle, delle quali peraltro richiama da vicino la struttura. La sua lunghezza è superiore ai cinquanta centimetri circa, la metà dei quali fa parte della coda, mentre l'apertura alare sta sul metro e trenta; queste misure vanno maggiorate per gli individui di sesso femminile di circa cinque centimetri per la lunghezza e di sette-otto per l'apertura alare. I colori del maschio adulto sono molto variati: la fronte e il vertice sono bruni con gli orli delle piume gialli, il resto delle parti superiori è color caffè, gote e gola sono giallo-pallide con gli steli delle piume più scuri; sulla parte anteriore del collo e sulla superiore del petto il fondo giallo è segnato da macchie longitudinali brune, e il resto delle parti inferiori è rosso-ruggine. Le femmine hanno il vertice e il centro della nuca gialli e striati di scuro la gola gialla e le parti inferiori e superiori variamente sfumate in diverse gradazioni di bruno ruggine. Il becco è sempre nero, e il piede giallo, mentre gli occhi variano di colore con l'età, e sono gialli negli adulti e bruni nei giovani.

Il Falco di Palude è praticamente diffuso in tutto il mondo, ed è frequentissimo in tutte le zone temperate del vecchio Continente. Sceglie per dimorare, come dice il suo nome, i terreni paludosi, i canneti lungo i laghi e i pantani, ed evita accuratamente i luoghi asciutti e i monti. Nei luoghi che gli sono tipici si trova, naturalmente, il proprio nutrimento, fatto di uccelli palustri, di pesci, di rane, di insetti acquatici e di topi d'acqua. Durante il periodo della riproduzione è un terribile devastatore di nidiate, e mira soprattutto ad impadronirsi delle uova, di cui è ghiottissimo: questa è probabilmente la ragione per cui, sia pure senza molto successo, gli uccelli acquatici hanno l'abitudine di celare le loro uova nel nido sotto un denso strato di piume e di sostanze morbide. Quando sopraggiunge l'autunno, il Falco di Palude si rivolge in modo particolare alle folaghe, dando loro una caccia spietata tra le canne in cui esse, disperatamente, vanno a cercare rifugio.

Il nido viene costruito nei primi giorni di maggio, e, naturalmente, lo si trova nei canneti, situato in posizione che sia riparata dalle acque e composto da un ammasso praticamente informe di canne, giunchi e erbe varie. Le quattro o sei uova, di colore bianco verdiccio, sono covate dalla femmina, mentre il maschio si occupa di distrarla con giochi d'ogni specie, eseguiti nello spazio di cielo visibile dal nido. I piccoli sono molto voraci, e i genitori dedicano loro cure tenerissime, difendendoli da tutti i pericoli.

Combattuti dall'uomo che non ne ricava se non dei danni, i falchi di palude devono guardarsi anche dalle cornacchie, loro acerrime nemiche; a loro volta, essi spargono il terrore tra tutti gli uccelli acquatici e palustri. E' raro che se ne trovino degli esemplari in cattività, e quelli che vivono in questa condizione non presentano quasi nessun motivo di interesse.

FALCO DI PALUDE MACULATO (Spilocircus jardini)

Nella mole e nei costumi è praticamente eguale alla specie precedente. La sommità del capo, le guance e le piume auricolari sono di color bruno-scuro, striate di nero; il dorso e il petto sono grigi, mentre sulla parte inferiore delle ali, sul ventre e sulle cosce prevale il color castano. Le piume del groppone e quelle delle parti inferiori sono segnate da macchie bianche di forma rotonda, e sulla coda si alternano delle fasce brune e grige. Il becco è grigio alla radice e nero sulla punta; piedi e occhi sono gialli.

La patria del Falco di Palude Maculato è l'Australia, e le regioni in cui è maggiormente diffuso sono tutte quelle della Nuova Galles del Sud.

POIANE

I rapaci di questa famiglia sono dotati di un corpo piuttosto pesante, testa grande e piatta, becco breve, ricurvo e compresso ai lati, le loro ali sono lunghe e rotonde, la coda è di lunghezza mediocre e i piedi hanno dita deboli ma artigli acuti e adunchi.

Le Poiane sono diffuse praticamente in tutto il mondo, sui monti e nelle pianure dove vi siano boschi non molto estesi e circondati dai campi. In queste zone si mantengono relativamente pacifiche, limitandosi a respingere dalle immediate vicinanze del nido gli altri rapaci che vi si accostino troppo. Volano a lungo e lentamente, e sul terreno si muovono con impaccio: il loro senso più sviluppato è quello della vista, ma anche l'udito, il gusto e il tatto sono ad un eccellente livello. Di indole avveduta e furba, imparano rapidamente a discernere le cose pericolose dalle innocue, e la loro pigrizia è più apparente che reale: è vero che amano star posate per molte ore nel medesimo punto, ma alla immobilità del corpo non corrisponde quella dello sguardo, continuamente intento a spiare i dintorni in cerca di preda. Si nutrono di piccoli vertebrati, di insetti, lumache, larve e persino di sostanze vegetali. La loro rapacità non eguaglia quella delle più forti specie affini, perché manca di impeto e di tendenze sanguinarie; tuttavia esse distruggono un gran numero di topi, combattono valorosamente le serpi e assalgono gli altri uccelli solo quando essi non siano nel pieno delle loro forze. In genere, si possono considerare utili per l'uomo, perché ai pochi danni che arrecano uccidendo qualche volatile benigno corrispondono i vantaggi della distruzione di molti animali nocivi.

Il nido delle Poiane è posto normalmente sugli alberi di alto fusto e costruito sommariamente. La covata consta di solito di tre o quattro uova, e solo alcune specie ne depongono un numero minore. Entrambi i genitori si preoccupano di nutrire abbondantemente i piccoli, di scortarli e di difenderli anche molto tempo dopo che abbiano imparato a volare.

In schiavitù si addomesticano facilmente anche se prese in età adulta, e benché il loro carattere non sia tra i più piacevoli, esse riescono a rendersi gradite con l'affezione e la confidenza.

BIANCONE (Circaëtus gallicus)

Questa specie, che costituisce l'anello di congiunzione tra le aquile e le poiane, comprende individui di mole notevole e di corpo slanciato. Il loro becco è forte, ricurvo e dotato di un lungo uncino a margini dritti; le ali sono larghe e lunghe, la coda mediocre, il tarso alto e ricoperto da una corazza di piccoli scudi. In lunghezza raggiungono i settanta centimetri, hanno una apertura d'ali di circa un metro e ottanta e coda di ventidue-ventiquattro centimetri. Il colorito è bruno nelle parti superiori, bianchiccio con sottili striature brune sulla gola, la fronte e le guance, mentre il resto delle parti inferiori è bianco con poche macchie brune trasversali. Un cerchio di piumini circonda l'occhio, e le redini sono coperte di peli rivolti in avanti; il becco è azzurro-nero, l'occhio giallo e la cera e i piedi azzurrini. Non vi sono differenze di rilievo nel variare dei sessi e dell'età.

I confini entro i quali si muovono gli individui di questa specie sono molto estesi e comprendono, oltre al Continente europeo, molte regioni dell'Africa e dell'India. Normalmente abitano l'Europa nei mesi primaverili ed estivi, nidificando, e vanno a svernare nei più tiepidi climi africani; ma non è raro che rinuncino alle migrazioni e si tengano stabilmente nei luoghi in cui hanno fatto il nido.

L'indole del Biancone è pigra, capricciosa e attaccabrighe. La sua pigrizia rasenta addirittura la stupidità, come hanno potuto constatare i cacciatori che lo hanno sorpreso e ucciso da brevissima distanza nelle ore del mattino e della sera, dedicate al riposo. Quando uno di essi ha afferrato una preda, si vede rapidamente assalito dai compagni che gli danno battaglia per rubargliela, colpendolo con le unghie e impedendogli i movimenti. Non lo si può ad ogni modo considerare un cattivo cacciatore, se lo si osserva mentre cala lentamente sulle vittime sorvegliate a lungo dall'alto con volo ondeggiante, o mentre si aggira sulle rive dei fiumi e dei laghi immergendosi anche nelle loro acque per trarne il cibo. Il suo alimento preferito è costituito dai rettili, e nel cacciarli dà prova di astuzia e di ardimento: qualsiasi serpente, per grande e robusto che sia, è destinato a soccombere nella lotta contro il Biancone, che si precipita su di lui gridando e battendo le ali, lo afferra con un artiglio presso il capo e con l'altro poco più indietro, spezzandogli a colpi di becco la spina dorsale. Si è constatata la sua capacità di liberarsi dell'avversario anche dopo essere stato completamente avvolto nelle sue spire: esso infatti non abbandona mai il corpo del serpente dopo averlo afferrato, e rende vani tutti gli sforzi del suo nemico. Per i rettili esiste una sola arma di difesa, il veleno, ma se usandolo possono uccidere il Biancone, non riescono, ad ogni modo, ad evitare la propria morte.

Oltre che di rettili, questi uccelli si cibano di rane, lucertole, pesci, crostacei ed insetti di vario genere.

Pongono il loro nido sugli alberi e sulle rupi, incominciandone la costruzione all'inizio del mese di giugno: usano ramoscelli secchi e non molto grossi per intessere le pareti esterne, e sovrappongono nella cavità foglie verdi agli steli più sottili. La femmina depone normalmente un solo uovo, più di rado due: di forma oblunga, hanno guscio scabro e sottile, di colore azzurrognolo, e vengono covati per circa un mese. Entrambi i genitori concorrono all'allevamento ed alla nutrizione della prole, trasportandola in un altro nido quando qualche pericolo la minacci.

Perché sia possibile tenere il Biancone in schiavitù, è necessario prenderlo in età molto giovane ed occuparsi assiduamente di esso. In questo modo si adatta abbastanza agevolmente alla diversa condizione e mostra tutti i caratteri che gli sono propri, dall'avidità alla gelosia verso gli altri uccelli. Se posto in gabbia in età adulta, è molto difficile che sopravviva alle nuove condizioni di vita.

BACHA (Spilornis bacha)

Caratterizzati da un lungo ciuffo posto sul capo e costituito da piume molto fitte, questi uccelli sono di proporzioni ragguardevoli e di robusta struttura, hanno ali lunghe e acute che giungono in lunghezza alla metà della coda, piuttosto lunga e tondeggiante, dita brevi e forti e becco curvato fortemente alla punta in un uncino non molto lungo ma piuttosto acuto. Il margine della mascella superiore è privo di dente, e quello della inferiore intaccato presso la punta. Le misure del Bacha raggiungono in lunghezza i cinquantacinque-sessanta centimetri, venticinque circa dei quali fanno parte della coda; e il colore prevalente del suo piumaggio è bruno scuro, più cupo sulle parti superiori che sulle inferiori. Le penne della parte inferiore del petto, del ventre, delle tibie e dei margini delle ali sono segnate ciascuna da tre o quattro macchie bianche e rotonde, ben spiccanti sul fondo cupo, mentre le ali sono nericce con le copritrici orlate di bianco, e la coda presenta sulle penne timoniere una larga fascia gialliccia centrale e il termine biancastro. Il colore del ciuffo, come quello della fronte, è bianco con le punte delle singole penne nere, l'occhio è rossastro, la cera e i piedi sono gialli, il becco azzurro corno con sfumature grigiastre. Diffuso nell'interno dell'Africa meridionale, a Giava, nell'India orientale, nel Nepal ed in Cina, il Bacha predilige le regioni aride e sterili, e si tiene prevalentemente ben nascosto dagli sguardi dell'uomo. A volte lo si incontra ai limiti delle selve e nei boschetti sparsi nelle pianure, e più raramente tra i gruppi d'alberi che sorgono all'interno dei villaggi. Posato prevalentemente sui rami più bassi degli alberi, se ne allontana al minimo sentore di pericolo, silenziosamente. E' raro e solitario, e la sua indole generalmente viene considerata poco coraggiosa. Trova il suo alimento slanciandosi dagli alberi o dalle rupi contro i piccoli mammiferi, i rettili e gli insetti, facendo udire una voce sgradevole e patetica.

Negli ultimi mesi dell'anno questi uccelli si presentano alla riproduzione costruendo nelle profonde spaccature delle rupi un nido sommario e rudimentale, nel quale si trovano di solito da due o tre uova opache di color bianco sporco, segnate di macchie più scure di diversa grandezza e distribuzione.

La paura dell'uomo rende naturalmente piuttosto difficile la loro cattura: gli esemplari presi in età adulta non rinnegano in gabbia i tratti della loro indole diffidente e schiva, si tengono rincantucciati negli angoli e si turbano all'avvicinarsi del padrone.

FALCO PECCHIAIUOLO (Pernis apivorus)

Di forme più snelle rispetto alle altre poiane, gli uccelli di questa specie sono dotati di ali e coda lunghe, becco lungo e fortemente ricurvo all'apice, di piedi, dita e unghie non molto forti. La loro lunghezza sta sui sessanta centimetri, l'apertura alare raggiunge il metro e trentacinque, la coda i ventitré centimetri e le singole ali i trentasette. Il piumaggio subisce molteplici mutazioni, e non si può dire molto del suo colorito in generale: a volte è di un bruno uniforme, con la coda ornata da tre fasce larghe e da alcune altre più sottili, in altri casi, invece, le parti superiori soltanto sono brune, mentre sulle inferiori si diffonde un colore più o meno bianco con macchie e striature trasversali. Quasi sempre costante è solo il colore grigio azzurrognolo della testa dei maschi. Le differenze che si riscontrano abitualmente nell'abito giovanile consistono nel tono generale dei colori che dànno sul bruno giallo e si schiariscono alquanto sul capo. La varietà delle tinte non è del resto una caratteristica limitata al piumaggio: anche gli occhi possono assumere tonalità diverse, comprese tra il bianco argenteo e il giallo oro, mentre il becco è sempre nero, la cera e i piedi gialli.

Tutte le parti d'Europa, escluse le più settentrionali, ospitano il Falco Pecchiaiuolo, che durante la stagione fredda suole migrare verso l'Africa occidentale. I naturalisti lo descrivono comunemente come un uccello vigliacco e indolente, ed alcuni lo considerano addirittura il più ignobile di tutti i rapaci europei. Lento e goffo nel volo, se ne sta per lunghe ore immobile nello stesso punto, su alberi isolati o sui sassi, da cui spia passivamente le prede. Questo giudizio negativo non è tuttavia generale: mio padre, per esempio, dice che il suo volo è agile ed elegante, e che spesso lo si vede sospeso a grandi altezze mentre descrive nell'aria dei giri armoniosi.

Il suo nome deriva dall'abitudine ad immettere nella propria dieta soprattutto api e vespe che, a quanto pare, non cattura però mai in volo, perché teme i danni che gli possono venire dai loro pungiglioni. Ad esse accosta anche le locuste, i coleotteri, i bruchi, le rane e le lucertole, mentre solo di rado si sono trovati nel suo stomaco avanzi di animali vertebrati: si sa ad ogni modo che è un grande saccheggiatore di nidi, e pare anche che abbia l'abitudine di assistere da lontano ai pasti del nibbio, per precipitarsi poi a raccoglierne gli avanzi. A poca altezza, sui rami dei faggi e delle querce, più di rado su quelli delle conifere, è possibile scoprire il suo nido: non sempre usa la precauzione di costruirlo in posizione appartata, e a volte lo si trova anche sugli alberi che costeggiano le strade. Si tratta in generale di costruzioni ammassate alla rinfusa, attraverso le quali si intravedono le uova, due o quattro, e notevolmente diverse per forma e per colore: rotonde od ovali, sul fondo bianco-gialliccio o rosso-bruno, sono marmorizzate più o meno uniformemente di scuro. I piccoli nati vengono alimentati inizialmente con bruchi, mosche ed altri insetti preventivamente ammolliti nel gozzo dei genitori, e poi con nidi di vespe pieni di larve, piccole rane e uccelletti appena nati.

L'uomo non ha molte ragioni di perseguitare il Falco Pecchiaiuolo, che in complesso si può considerare un uccello abbastanza utile; i suoi nemici peggiori sono le cornacchie e i piccoli uccelli che esso è solito assalire, ma in generale si può dire che nessun animale gli torni veramente di danno, poiché è quasi sempre in grado di respingere i loro assalti.

Secondo le descrizioni che ne sono state latte, in cattività il Falco Pecchiaiuolo è piuttosto divertente. Prende rapidamente confidenza, anche in età adulta, con le persone che lo circondano, e stringe amicizia con i cani e gli altri animali domestici: per irritarlo è necessario recargli disturbo mentre sta mangiando, e allora diventa cattivo, iracondo e assale gli intrusi con le piume arruffate. Piuttosto diffidente si dimostra anche con gli estranei, e si ricorda per lungo tempo degli eventuali sgarbi ricevuti. Alcuni soggetti hanno mostrato di gradire molto il pane inzuppato nel latte, ma in generale è possibile mantenerli in cattività con cibi di vario genere, dalla carne alla pasta, dalle patate ai piccoli uccelli, oltre, naturalmente, alle api, alle vespe e alle loro larve, di cui si mantengono regolarmente ghiotti. Sensibilissimo al freddo, l'uccello ama porsi ad ali aperte e becco spalancato ai raggi del sole, ed ha viceversa un vero e proprio orrore per la pioggia, che lo spinge ad acquattarsi negli angoli più riposti. Durante l'inverno va a rifugiarsi vicino alle stufe e vi si tiene quieto e tranquillo come se temesse di importunare gli uomini e di esserne allontanato.

FALCO PECCHIAIUOLO COL CIUFFO (Pernis cristatus)

Questa specie rappresenta in India il falco pecchiaiuolo europeo. Diffuso soprattutto nei luoghi ricchi di vegetazione, dal mare fino ai primi contrafforti montuosi, si nutre, come il suo affine più prossimo, di larve di api, vespe, formiche e bruchi, a volte anche di sorci e di rettili e più raramente di uova e piccoli uccelli. Relativamente al suo aspetto e ai suoi costumi, possono essere richiamate tutte le osservazioni fatte sulla specie precedente

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